L'Oratorio dei Rossi (Chiesa della Santissima Trinità) è
sito nel centro storico di Parma, lungo un'arteria ad elevata densità
di traffico veicolare. La costruzione dell'edificio viene fatta risalire
all'inizio del XVII secolo, anche se la realizzazione della facciata è
postdatata al 1862-1864. La facciata è stata realizzata utilizzando
pietre da costruzione diverse, con leggere differenze cromatiche. Al di
sopra di una zoccolatura in granito, sono state posate lastre di rivestimento
in materiale lapideo, bloccate con zanche in ferro.
Lo scopo del presente lavoro è la caratterizzazione litologica
dei componenti della facciata, con identificazione delle zone di provenienza
più probabili, la caratterizzazione di eventuali film cromatici,
la descrizione dello stato del degrado (tipologia ed intensità dell'alterazione),
il tutto al fine di elaborare una proposta per la migliore strategia di
intervento per un "restauro conservativo".
Nell'indagine petrochimica della facciata sono state utilizzate metodologie
differenziate: microscopia ottica a riflessione e a trasmissione su cross
sections e sezioni sottili, test microchimici, microscopia elettronica
a scansione e mappatura composizionale SEM-EDS, spettroscopia FTIR e spettroscopia
Raman. Il campionamento è stato effettuato sia su porzioni non trattate
che su superfici consolidate con silicato di etile.
Le osservazioni macroscopiche ed al microscopio ottico, congiuntamente
ad alcune notizie storiche rinvenute presso l'Oratorio, hanno permesso
di identificare la provenienza più probabile per i quattro litotipi
della facciata. I grossi pannelli di colore giallo tenue hanno una tessitura
microscopica ed una composizione mineralogica compatibile con un litotipo
calcarenitico a grana fine, detto Pietra Gallina, i cui maggiori poli estrattivi
si trovano in provincia di Verona. Le lastre di colore bianco che suddividono
il rivestimento in Pietra Gallina in ampi riquadri, appartengono invece
a due diverse formazioni: sulla base delle osservazioni al microscopio,
sono state distinte le formazioni della Scaglia Rossa e del Rosso Ammonitico,
qui utilizzato nella sua varietà più chiara. Non sono state
effettuate particolari indagini sullo zoccolo granitico, particolarmente
resistente a fenomeni di degrado, che comunque manifesta forti analogie
con il granito rosa di Baveno.
Su tutti i pannelli realizzati in Pietra Gallina è stato rinvenuto
un film cromatico giallo-arancio che prima della pulitura era classificabile
con il cod. 10YR 7/4 (greyish orange) della scala Munsell. Il film presenta
un buono stato di conservazione solo sul fregio sottostante al timpano,
dove risulta protetto dall'acqua piovana. Si tratta di una stesura composta
da ossidi di ferro e calce, quasi completamente trasformata in gesso da
processi di solfatazione legati ad inquinamento. Localmente sono stati
rinvenute tracce di legante organico, che inducono a ipotizzare la presenza
di ritocchi a tempera.
Lo stato del degrado osservabile allo stato attuale è fortemente
influenzato dalla litologia del rivestimento. La parte granitica, nonostante
occupi una posizione normalmente soggetta ad alto stress, è risultata
praticamente inattaccata in profondità, presentando unicamente un
consistente deposito superficiale di particellato atmosferico. Gli altri
tre litotipi, in ragione dei diversi caratteri tessiturali, sviluppano
superficialmente, a scala macroscopica, differenti comportamenti nei confronti
dell'attacco degli agenti del degrado: il Rosso Ammonitico infatti risulta
più incline alla formazione di resistenti e compatte ricristallizzazioni
di calcite, localmente ricoperte da "croste nere": queste ultime risultano
composte da gesso e particelle carboniose. La calcite riprecipitata ha
provocato lo "sbiancamento" della pietra, la quale, come risulta da prove
effettuate con microsabbiatrice, originariamente possedeva una colorazione
leggermente rosata. La Pietra Gallina localmente é interessata da
croste nere, con perdita di materiale per fenomeni di decoesione (spolvero);
nei punti in cui sviluppa una laminazione più netta, sono presenti
esfoliazioni superficiali molto evidenti.
Le analisi sopra descritte hanno permesso di fornire indicazioni per
il restauro conservativo della facciata: per evitare la rimozione completa
della crosta riprecipitata di calcite sul Rosso Ammonitico e sulla Scaglia
Rossa, considerata troppo invasiva rispetto alle modalità conservative
del restauro, é stata suggerita una tecnica di pulitura con nebulizzazione
di acqua a bassa pressione (4 atm), con contemporanea spazzolatura della
superficie. Per le croste nere più resistenti, è stato valutata
la possibilità di una loro rimozione con impacchi di carbonato d'ammonio
al 20%, applicati con sepiolite. Le esfoliazioni presenti sui rivestimenti
di Pietra Gallina hanno reso necessario un consolidamento preventivo con
silicato di etile; solo successivamente la pietra è stata sottoposta
allo stesso trattamento degli altri litotipi. A restauro ultimato, sono
stati prelevati piccoli campioni per un confronto in cross section con
lo stato ante intervento, che ha confermato la validità delle metodologie
applicate.